Eponimia della Pelvi Femminile I - Gabriele Falloppio

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Se facciamo attenzione alla terminologia anatomica della pelvi femminile incontreremo alcuni nomi di personaggi la cui presenza potrebbe sembrare fuori luogo.

Come ha fatto James Douglas a finire tra l’utero e il retto? E Gabriele Falloppio nelle salpingi? Perché Caspar Bartholin il Giovane è attaccato alle labbra vaginali? E il famoso e sfuggente punto di Ernst Grafenberg?

Vedremo come tutti questi uomini (la maggioranza grandi anatomisti) si sono guadagnati di essere immortalati nel bacino femminile con i loro nomi, che ancora oggi servono a designare elementi anatomici, come audaci esploratori che conquistarono la geografia femminile.

Gabriele Falloppio (1523-1562)

Gabriele Falloppio è stato uno degli anatomisti e dei medici più importanti del XVI secolo.

Nacque a Modena. La sua famiglia era nobile ma molto povera e soltanto tramite una dura lotta riuscì a ottenere una educazione. Rimase orfano di padre a dieci anni e, anche se inizialmente avviato alla carriera ecclesiastica, Gabriele fin da giovane si dedicò da autodidatta agli studi di Medicina, dei “semplici” (erbe e medicamenti) e dei “fossilia” (pietre, metalli, terre, ecc.) e dell’Anatomia.

Nel 1544 il Collegio dei Medici di Modena lo incarica di eseguire la pubblica dissezione di un giustiziato e questo momento segna l’avvio dei suoi studi di Medicina nello Studium di Ferrara dove nel 1547 gli viene affidata la Lettura dei Semplici.

Tra il 1548 e il 1551, su invito di Cosimo I de’ Medici, insegnò Anatomia a Pisa e nel 1551 venne chiamato nello Studium di Padova come Lettore dei “Semplici” e di Chirurgia. È proprio durante il periodo padovano che scrisse le “Observationes Anatomicae” pubblicate poi nel 1561. In queste pagine il medico e anatomista raccolse tutto quello che risultava contrastante con quanto affermato da Galeno e da altri autori, in particolar modo Andrea Vesalio e illustrò molte delle sue scoperte, a cui arrivò anche grazie all’attività di dissezione del corpo umano che iniziò a praticare non più solo sugli adulti ma anche sui bambini, neonati e feti in diversi periodi di gestazione. Da qui l’introduzione di due nuovi metodi di studio: l’anatomia comparativa e l’embriologia.

A volte fu asserito che fosse geloso delle grandi scoperte in anatomia e che questo fu il motivo per le sue frequenti critiche e correzioni del lavoro di anatomisti precedenti e contemporanei. Tuttavia, Heinrich Haeser, un’autorità nella Storia della Medicina, dichiara che Falloppio si fece notare per la sua modestia e deferenza nei confronti dei suoi compagni di lavoro e particolarmente di Vesalio (è da tenere in conto che Falloppio supera Vesalio nella precisione della ricerca e nel numero di scoperte). Lo scopo delle sue correzioni quindi, fu solo il progresso delle Scienze Anatomiche.

Egli morì a Padova di polmonite il 9 ottobre del 1562, mentre attendeva il trasferimento alla Cattedra di Bologna, e fu sepolto nel Chiostro del Generale della Basilica di Sant’Antonio da Padova.

 

Come si può evincere da questo quadro di Francis James Barraud (1856 – 1924) che rappresenta Falloppio descrivere una delle sue scoperte al Cardinale Duca di Ferrara e ad altri prelati, la Chiesa non fu altrettanto ostile allo sviluppo di questa disciplina così come invece lo fu verso altri rami e personaggi della Scienza (Galileo e la fisica in primis).

 

GLI STUDI ANATOMICI (e non solo)

Falloppio si è occupato pricipalmente dell’anatomia della testa. Ha aggiunto molto a ciò che si conosceva circa l’orecchio interno ed ha descritto dettagliatamente il timpano ed i relativi rapporti con l’anello osseo in cui è situato. Inoltre ha descritto minuziosamente le finestre circolari ed ovali e la loro comunicazione con il vestibolo e la coclea. Fu il primo a precisare il collegamento fra le cellule del mastoide e l’orecchio centrale. La sua descrizione dei passaggi lacrimali nell’occhio fu un profondo avanzamento rispetto ai suoi predecessori ed inoltre fece un resoconto dettagliato dell’osso etmoide e delle relative cellule nel naso.  Studiò la struttura dei vasi celebrali e dei nervi ottici, e scrisse ampiamente sul cuoio capelluto e sul viso.

I suoi contributi all’anatomia delle ossa e dei muscoli furono molto utili (specialmente in miologia correggeva Vesalio): ha descritto l’ossificazione primaria e secondaria, principalmente nel cranio, nello sterno e nell’osso innominato e fu il primo a descrivere il muscolo elevatore della palpebra superiore (inizialmente individuato durante la dissezione di una testa di foca e di una testa di bue), i muscoli oculari e la loro funzione e sui muscoli obliqui.

Ha introdotto nel lessico medico i termini cavum tympani (cavo del timpano), canali semicircolari; staffa (nell’orecchio medio), labirinto, coclea, finestra ovale e rotonda dell’orecchio, placenta, vagina e tube uterine.

 

Le Tube di Falloppio

 

 

In età moderna, Vesalio dette i suoi contributi all’ostetricia che poi però furono perfezionati da Falloppio. Vesalio descrisse le tube uterine come “vas semen a teste in uterum deferencs” (basato nella teoria di Galeno dell’isomorfismo sessuale).

Falloppio corresse questo malinteso e nei suoi scritti descrisse in modo lodevole le “tuba uteri” (chiamate perciò anche tube di Falloppio) che collegano l’utero alle ovaie, ma nonostante ciò non riuscì a comprendere la loro essenziale funzione di trasporto ovocitario, limitato anche dal fatto che all’epoca non si erano ancora identificate le gonadi femminili (infatti le ovaie vennero descritte per la prima volta in Olanda da Regnier de Graaf – 1641-1673 -, il quale fu seguito da Stenone):

«Meatus vero iste seminarius gracilis et angustus admodum oritur nerveus ac candidus a cornu ipsius uteri, cumque parum recesserit ab eo latior sensim redditur, et capreoli modo crispat se, donec veniat prope finem, tunc dimissis capreolaribus rugis, atque valde latus reditus finit in extremum quodam, quod memberanosum carneumque ob colorem rubrum videtur, extremumque lacerum valde et atrium est, veluti sunt pannrum attritorum fimbriae, et foramen amplum habet, quod semper calusum iacet concidentibus fimbriis illis extremis, quae tamen si diligenter aperiantur, ac dilatentur tubae cuiusdam aenaea extremum orificium exprimunt.

Quare cum humus classici organi demptis capreolis, vel etiam iisdem additis meatus seminaries a principio usque ad extremum speciem gerat, ideo a me uteri tuba vocatus est. Ita se haec habent in omnibus, non solum humanis, sed etiam ovinis, ac vacinis cadaveribus, reliquisque brutorum omnium, qua ego secui».

«Questo tubo seminale sottile e stretto (“ductus seminarius”) è di consistenza solida e di colore chiaro. Ha origine in prossimità del cornu uterino, si allarga notevolmente per tutta la sua lunghezza e finisce come un ramo piegato. Al suo punto terminale, è fibroso-carnoso e rosso e se disfà come la cucitura di un indumento consumato. Presenta un’ampia apertura che viene chiusa quando le “fimbriae” (le frange) convergono. Quando queste frange sono accuratamente separate, questa parte assomiglia davvero al bocchino di una tromba.

Poiché le parti del tubo seminale della femmina assomigliano alla forma di questo strumento di musica classica, l’ho chiamato “tuba uteri”. Questo piccolo organo non si trova solo nelle femmine. L’ho anche osservato con pecore e mucche e con tutte le specie animali che ho sezionato.

 

Prese pure nome da lui il dotto di Falloppio, il canale in cui il nervo facciale passa dopo avere lasciato il nervo uditivi.

Anche i suoi contributi alla medicina pratica furono importanti. Fu il primo ad utilizzare uno speculum sonoro per la diagnosi ed il trattamento delle malattie dell’orecchio e le sue scritture su soggetti chirurgici sono ancora di grande interesse. Ha pubblicato due trattati sulle ulcere e sui tumori, un trattato sulla chirurgia e un commento sul libro di Ippocrate sulle ferite del capo.

Falloppio inoltre insegnò ai suoi studenti l’uso sicuro del trequarti per drenare l’ascite. Riteneva la “fossa iliaca” come sito di ingresso preferito piuttosto che la regione periombelicale, come era comunemente praticata a quel tempo.

Falloppio inoltre si è interessato ad ogni forma di terapia. Ha scritto un “Trattato sui Bagni e sulle Acque Termali”, un altro sui purganti semplici e un terzo sulla composizione delle droghe. Nessuno di questi lavori, tranne la sua Anatomia (Venezia, 1561), è stato pubblicato durante il corso della sua vita. Gli altri furono dei manoscritti delle sue conferenze e delle note ad opera dei suoi allievi. Furono poi pubblicati da Volcher Coiter (Norimberga, 1575).

 

IL PRESERVATIVO

Tra le varie novità che le Caravelle Spagnole portarono dalle Americhe appena scoperte, oltre a pomodori, peperoncini e patate vi era anche uno scomodo clandestino: il batterio di quello che

Falloppio battezzò “Morbo Gallico” e che i gallici chiamarono “Morbo italico“, gli italici ”Mal francese“, gli inglesi “Mal napoletano“, in un continuo scaricabarile campanilistico. Insomma: la sifilide.

Falloppio, che nella sua epoca è stato considerato un’autorità nel campo delle malattie sessuali, fu il primo a descrivere un preservativo (una guaina di lino, lavabile e riutilizzabile, impregnata di una soluzione salina o disinfettante), e sostenne l’uso di tali guaine per prevenire la sifilide. In un primo esempio di sperimentazione clinica, Falloppio riferì di aver testato questi preservativi in 1.100 uomini, nessuno dei quali contrasse la sifilide.

 

 

FONTI E BIBLIOGRAFIA

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Falloppio, G., “Observationes Anatomicae”, Venezia (1561)

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Pazzini A., “Storia della Medicina”, Milano, 1947.

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