Quarantadue
on Febbraio 12, 2018
Sappiamo che, come regola generale, nella maggioranza degli ospedali il protocollo per il travaglio prevede l’induzione intorno alla settimana 41 + 3, quando in ostetricia si considera “a termine” ogni gravidanza che si conclude tra le 37 e le 42 settimane di gestazione. Ciò significa che all’interno di questo intervallo di tempo (cinque settimane!!), ed in assenza di fattori di rischio, la gravidanza è da considerarsi normale, ed è possibile attendere che il travaglio inizi spontaneamente. Sappiamo anche che solo il 4-5% dei bambini nascono a 280 giorni, mentre l’80% delle donne partorisce fra le due settimane precedenti e le due successive alla 40esima settimana.
Il vero problema in un gran numero di casi è l’ignoranza della data esatta delle ultime mestruazioni. Per le donne che non se la ricordano, la data presunta del parto (DPP) si ottiene sulla base dell’ecografia del primo trimestre, metodo pieno di errori poiché si basa sulle dimensioni del bambino. E, come succede spesso quando si tratta di definire e delimitare la variabile e complessa natura umana attraverso parametri standard, il compito della scienza medica non è semplice, e le sue risposte non sono univoche (ancorchè molte volte vengano presentate in questo modo).
Il calcolo della DPP è infatti ottenuto in maniera probabilistica, e non assiomatica. Quindi la DPP identifica un intervallo temporale medio intorno al quale il travaglio dovrebbe iniziare spontaneamente, ma non marca nessun limite netto entro il quale una donna dovrebbe partorire.
Fino al 2003 non c’erano stati studi che mettevano a confronto il rischio di induzione (inclusa la necessità di taglio cesareo) contro i rischi dell’attesa del travaglio spontaneo anche dopo la 42esima settima. Non erano state prese in considerazione neanche le preferenze delle donne o l’influenza della razza o la loro situazione socioeconomica in una maggiore tendenza alle gestazioni prolungate, benché sia noto che le donne di colore con gravidanze prolungate oltre la 41-42 settimana tendano ad avere bambini di peso inferiore o addirittura possano perdere i loro bambini.
Infine, una revisione Cochrane dell’anno 2012 ha concluso che l’induzione rispetto al monitoraggio produce:
– Meno morti (sebbene il rischio assoluto di morte perinatale sia ancora relativamente basso).
– Meno sindrome da aspirazione del meconio.
– Meno cesarei.
– Non ci sono differenze riguardo all’inclusione nell’ICU neonatale.
Considerando però i rischi dell’induzione (con un parto indotto si ha una percentuale sei volte maggiore che il parto finisca in un cesareo di emergenza e un alto rischio di subire un parto strumentale), vale la pena ricordare che la gravidanza non diviene automaticamente “a rischio” passata la 40esima settimana. Le gravidanze prolungate sono una variante normale (non c’è niente di patologico) e dovrebbero essere trattate come tali.
“Se pensiamo che il corpo di una donna è predisposto a produrre un individuo da zero e in modo naturale, non possiamo non credere che non sia capace anche a farlo nascere in modi e tempi altrettanto naturali”.
Tenendo conto di tutto questo, la donna, con tutte le informazioni in mano, deve decidere dopo la 42esima settimana se accettare o meno una induzione, sapendo che non è esente da rischi, o se invece preferisce seguire la gravidanza con maggiori controlli allo scadere della 41esima settimana fino a quando non inizia il travaglio spontaneamente.
“Inducing labour involves making your body/baby do something it’s not yet ready to do. Before agreeing to be induced, be prepared for the entire package, i.e. all the steps. You may be lucky enough to skip one step, but once you start the induction process, you are committed to doing whatever it takes to get the baby out, because by agreeing to induce, you are saying that you or your baby are in danger if the pregnancy continues. An induced labour is not a physiological labour, and you and your baby will be treated as high risk — because you are.”
“Indurre il travaglio significa far fare al tuo corpo/bambino qualcosa che non è pronto a fare. (…) Accettando l’induzione, stai dicendo che tu o il tuo bambino siete in pericolo se la gravidanza continua. Un travaglio indotto non è un travaglio fisiologico, e tu e il tuo bambino sarete trattati come ad alto rischio – perchè lo siete”(Dr. Rachel Reed)
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