Aprile: Mese per la Consapevolezza del Parto Cesareo

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C’è una falsa leggenda che attribuisce il termine “cesareo” alla nascita di Giulio Cesare. Questo mito prende origine dal cognomen del Divo Giulio, cioè Caesar. Alcuni etimologisti antichi derivavano questo appellativo dal verbo latino “caedo”, tagliare, sostenendo che anche il fondatore dell’Impero Romano fosse nato in questo modo. Ma gli esperti hanno respinto l’ipotesi e per un motivo molto semplice: durante tutta l’antichità il taglio del ventre si praticava solo sulla madre morta, per salvare la “spes animantis”, come dicevano i giuristi romani, ossia la possibilità di vita che spettava al feto. Ma Aurelia, la madre del patrizio, era però ben viva al momento della nascita del futuro Divus Iulius, e lo rimase anzi a lungo (fino a 66 anni). Dunque era impossibile che Cesare fosse nato “exsecto ventre”, dal taglio dell’utero materno. Abbattuto il mito etimologico, il cesareo oggi si trova di fronte a una prova più dura: demolire i miti medici.

Nel 1985 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stabilito che il tasso ideale di cesarei dovrebbe attestarsi tra il 10 e 15% (ce l’ha ricordato per l’ultima volta a febbraio 2018 con le nuove linee guida Intrapartum Care). Il mondo, come possiamo vedere nell’immagine, va oggi in una direzione totalmente contraria alle raccomandazioni delle autorità sanitarie.

Uno studio pubblicato dal BMJ (British Medical Journal) mostra che i tassi di taglio cesareo sono aumentati considerevolmente nella maggior parte dei paesi del mondo durante l’ultimo decennio, in particolare nei più ricchi, con un aumento delle disuguaglianze legate alla ricchezza e allo svilupo.

I ricercatori suggeriscono che queste disuguaglianze potrebbero essere dovute a un accesso inadeguato alle cure ostetriche di emergenza nei paesi più poveri e ad alti livelli di taglio cesareo senza indicazione medica in quelli più ricchi.

Ma alla spiegazione di questa epidemia di tagli cesarei che dura da anni e non accenna a scendere occorre aggiungere anche interessi economici, distorsioni culturali, mancanza d’informazione (nell’era dell’informazione!) e di formazione, non-risposte politiche e un’eccessiva medicalizzazione che ha invaso le Sale Parto.

Olufemi Oladapo, membro del Dipartimento sulla Salute Riproduttiva dell’OMS, ha argomentato recentemente: «Quello che è successo negli ultimi vent’anni è che stiamo inutilmente infliggendo sempre più interventi alle donne: cose come il parto cesareo o l’uso di ossitocina per accelerare il travaglio, stanno dilagando in tante aree del mondo».

È innegabile che i progressi della chirurgia, dell’anestesia, la migliore qualità della medicina, della sicurezza e l’abbassamento dei costi hanno contribuito a che il taglio cesareo venisse idealizzato dalle pazienti come un modo rapido, indolore e sicuro di avere i loro bambini, senza dover passare attraverso il lungo, doloroso e incerto parto vaginale. Perche il parto oggi è visto così da molte donne: un evento rischioso e che provoca dolore, e quindi meglio l’intervento chirurgico. Abbiamo spostato l’asse dell’assistenza dall’ostetrica al ginecologo con una forte medicalizzazione della nascita, che in teoria dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo.

Certamente non possiamo dimenticare che “è necessario garantire il taglio cesareo alle donne che ne hanno effettivamente bisogno piuttosto che concentrarci sul raggiungimento di una determinata percentuale” (OMS), ma attualmente stiamo assistendo a una eccessiva elasticità interpretativa di questo “bisogno”.

In questo mese di aprile, “mese per la consapevolezza del taglio cesareo” (una iniziativa dell’ICAN – International Cesarean Awareness Network), vogliamo ricordare che una delle cause principali dell’aumento dei tassi di taglio cesareo nel mondo è la programmazione di questi interventi senza giustificati motivi medici, semplicemente perché, ad esempio, hanno avuto un taglio cesareo precedentemente. E speriamo – come giustamente dicono Ibone Olza ed Enrique Lebrero nel loro libro “Il parto cesareo” – che il cesareo venga fatto “solo se indispensabile, sempre con rispetto”. A questo dobbiamo aspirare.

 

Fonti

International Cesarean Awareness Network (ICAN)

OMS, HRP. Dichiarazione dell’OMS sul taso dei tagli cesarei, 2015

WHO Recommendations, Intrapartum care for a positive childbirth experience, 2018

Adwoa Boatin, A. et al., Within country inequalities in caesarean section rates: observational study of 72 low and middle income countries, BMJ, 2018

Guendelman S. et al., Prevalence, Disparities, And Determinants Of Primary Cesarean Births Among First-Time Mothers In Mexico, Health Aff (Millwood), 2017

Olza I. e Lebrero E., Il parto cesareo, Il Leone Verde Edizioni, 2007